Per chi ha frequentato casa dei nonni negli orari della miglior programmazione di Rete4, o per chi era già vecchio a quattordici anni, o per chi ama le cose belle, Scandalo al sole è il film estivo par excellence.

 A WestEgg amiamo la bellezza agglutinata in piccole cose, dettagli simbolo, e se Scandalo al sole ci piace tanto è merito di un cardigan. Lo indossa Troy Donahue, in sceneggiatura più virilmente nomato Johnny Hunter, abbigliato preppy fin dalla prima scena in cui spia Sandra Dee a distanza contraccettiva (alla bisogna ha con sé un binocolo; il compianto Carlo Vanzina gli avrebbe messo in mano un più allusivo cannocchiale).

El purtava ‘l golf de tennis, dunque.

Be’, volevo portarlo anch’io. Volli, fortissimamente volli. Bianco ma non del tutto – altrimenti sarebbe stato un altro film –, waspeggiante, con le sue belle bordature rosse, all’apparenza troppo ampio, ma usava così.

L’ho cercato in giro per i negozi, trascinandomi dietro un’amica westeggiana fissata quanto me con anticaglie e suggestioni nonnesche.

Finché «Eccolo!», fa lei.

«Ma non è un cardigan. Ha il collo a v».

«Ma è un maglione da tennis».

«Ma non è un cardigan».

«Ma ha gli stessi colori».

«Questo è bianco e verde».

«Mbe’?».

«Nel film è bianco e rosso».

«Che ti frega, questo non è nemmeno un cardigan».

Dunque l’ho preso. Era molto bello e pregiato e costoso, di cotone spesso, a trecce, e l’ho preso, per le sere di un’estate che era alle porte.

Sono passati anni, Rete 4 – almeno per me – non esiste più da molto tempo. E da molto tempo ormai ai miei nonni non è più possibile dire «Accendi la tv» (sia chiaro, tutti vivi e vegeti… ma il tempo perduto strappa sempre citazioni).

Il golf da tennis c’è ancora, come nuovo. Mi capita di riguardare Scandalo al sole su Sky on Demand. Riecco i pini di Pine Island. Il mare che impreziosisce la scena, l’uso sparato del colore, le concessioni barocche (stelline da cartoon rifulgono intorno ai volti ansiosi e freschi dei due protagonisti che s’incontrano nel giardino dell’albergo immerso nella tenera notte estiva), la curiosità birichina di Sandra Dee che nel ’59 turbò tanto gli spettatori, la dissipazione dandy di un disperato Arthur Kennedy (suo il personaggio più vero, Burt Hunter). Naturalmente, il motivo musicale di apertura.

Dopo aver rivisto il film, almeno una volta l’anno e sempre in questo periodo, per qualche ora continuo a canticchiarmi tra naso e fronte la mielosa melodia di Max Steiner. Sono le ore migliori, le più silenziose dopo il chiassoso melodramma, che mi fanno sentire meglio le cose lontane, quelle campane di conventi che il clamore delle città copre tanto bene durante il giorno, come disse chi già aveva sentito e detto tutto meglio di tutti. Secondo me Scandalo al sole gli sarebbe piaciuto, se la nonna Bathilde avesse avuto la tv.